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Per
arrivare : Da Agrigento si prende la
statale per Trapani e si esce allo svincolo di Sciacca. |

Terme
di Sciacca
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Visualizzazione ingrandita della mappa
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Sciacca
"cultura – terme – mare – carnevale"
Sciacca
ha origini antichissime ed è impossibile stabilire una data di
fondazione. Testimonianze di insediamenti risalenti al periodo
neolitico sono state rinvenute all’interno delle grotte vaporose
del monte Kronio. Furono i Greci della vicina Selinunte
a sfruttare per primi le proprietà terapeutiche delle stufe
naturali ampliandone il primitivo borgo. Con i romani, sotto
Diocleziano, divenne sede delle poste siciliane. Gli arabi, nel IX
secolo, trasformarono il piccolo agglomerato di case in una delle
ventidue città più importanti della Sicilia e il porto fu uno tra
i più attivi per l’esportazione del grano. Nel 1101 fu donata dal
conte normanno Ruggero I alla figlia Giulietta che la arricchì
di chiese e monasteri; furono innalzate le mura di cinta e costruito
il castello vecchio. Nel 1400, lo sposalizio tra Margherita
Peralta e Artale Luna fu la causa di lunghe e sanguinose lotte
tra la famiglia Luna, di origine catalana, e i Perollo, di
origine normanna, lotte che si protrassero fino al 1529 e diedero
vita al tanto raccontato “Caso Sciacca”. Fu protagonista
nel luglio del 1831 di un evento geologico straordinario: nel suo
mare emerse un’isola vulcanica che solo dopo sei mesi si inabissò,
l’Isola Ferdinandea.
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Castello
dei Luna sec. XIV |

Facciata
del Duomo Sec. XVII |
Il
nucleo di fondazione dell’odierna città, risalente al periodo
normanno, è abbarbicato alla propaggine rocciosa dell’area
attuale di San Nicolò la Latina (1134). Se Sciacca non
avesse distrutto buona parte del suo patrimonio storico, artistico e
monumentale, documentato dalle varie testimonianze scritte, oggi noi
potremmo fare conoscenza con un non comune insieme urbano, a partire
dagli Arabi. La città, fino al XIX secolo, poteva considerarsi
divisa in quattro quartieri: il quartiere della “Terra Vecchia”;
il “Rhabbat”; la “Cadda” e il “Quartiere
di mezzo”.
“Terra
Vecchia” ovverosia l’area dell’insediamento primordiale,
è un intrico medievale di vicoli e stradine, il più delle volte
gradonate, delimitato, a nord, da una cinta muraria bastionata delle
cui strutture rimangono tracce consistenti. Comprende: i castelli dei Perollo (1300) e dei Luna
(1380), il monastero delle Giummare (1103), La Badia Grande (1380),
La chiesa di S. Agostino (1753), la chiesa Madre (1656).
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Terme
di Sciacca Sec. XX |
“Rhabbat”
o “Rabato”, che significa mercato, era l’area dedicata al
commercio, alle attività, ai negozi. Confinante con la terra
vecchia, includeva: la chiesa di San Michele (1614), la chiesa di
Santa Caterina (1520), la chiesa del Purgatorio (1480), il Palazzo
Inveges (1700), il collegio dei Gesuiti (1613).
“Cadda”
o “Ghetto degli ebrei” occupava la zona nord – est della città,
caratterizzata da edilizia popolare. Sono in quest’area: la chiesa
di San Leonardo (1393), la chiesa di San Francesco di Paola (1744),
la chiesa di San Vito (XIII secolo).
“Quartiere
di mezzo” era un’area di forma rettangolare occupante tutto
il versante est della città e possiamo vedere in quest’area: la
Porta Palermo (1753), il Palazzo Steripinto (1501), il convento dei
Frati Carmelitani (1200 ca.), La Porta del Salvatore (1581), la
chiesa di Santa Margherita (1342), La torre di Paolo (XV secolo) e
il convento di San Domenico (1534).
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Chi,
giungendo a Sciacca, attraversa la Via Federico Incisa
– che è passaggio obbligato per raggiungere la piazza del Popolo
– d’improvviso si trova nel cuore della città, tra imponenti
vestigia di edifici religiosi e palazzi. Ubicata all’inizio della
Via Incisa, è la chiesa di Santa Margherita, fatta costruire nel 1342 dall’Infanta
Eleonora d’Aragona e affidata ai Cavalieri Teutonici che vi
annessero il loro ospizio; alla fine del 1300 la custodia passò
alla Confraternita dei Disciplinati con l’impegno di pagare un
onere annuo alla Magione di Palermo da cui la chiesa dipendeva.
Grazie a un lascito ricevuto dal nobile catalano Antonino Pardo, i
Confratelli, nel corso dei secoli successivi, chiamarono diversi
artisti a decorare l’interno della chiesa che divenne una delle più
belle della città. Liscia è la sua facciata, lisce la paraste agli
angoli della costruzione, che s’alza imponente verso il cielo,
come una torre geometrica, completata in alto da un pesante
trabeazione intagliata, sorretta da robuste mensole. E’ ad
unica navata; l’unica cappella, nel suo lato destro, ha l’icona
di Santa Margherita con le storie del martirio, opera degli
scultori carraresi Bartolomeo Birrittaio e Giuliano Mancino (1504
– 1512). All’interno è ornata da grandi quadri di Giovanni
Portaluni, di Michele Blasco, di Gaspare Testone, e da stucchi di
Orazio Ferraro; possiede un bell’organo ottocentesco, opera di G.
La Grassa. La chiesa, inoltre, possiede due interessanti portali:
uno in stile gotico – catalano orna la facciata principale;
l’altro in marmo bianco, decora il prospetto di tramontana e fu
eseguito da Francesco Laurana.
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Chiesa
di S. Maria delle Giummare di origine normanna e rifatta nel XVI
sec.
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Portale
della Chiesa di S. Margherita Sec. XV
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Prossima
a Santa Margherita è la chiesa di San Gerlando, con un bel portale in pietra, databile
attorno al secolo XIV. A pochi passi di distanza, si leva in alto la
chiesa del Carmine, col
suo bel rosone gotico. Quasi attaccato, si ritrova il Palazzo
Perollo: dimora quattrocentesca che ha, sul prospetto, tre
bifore tardo gotiche e, nel cortile, una scala catalana. Il balcone,
con la ringhiera, risale al ‘700. La torre
di Pardo, costruzione di epoca medievale: dimora del nobile
mercante catalano. Attraversata la Via Incisa, si arriva nella
piazza del Popolo o piazza Scandaliato, splendida terrazza sul mare
e il luogo di ritrovo dell’intera cittadinanza. Qui si leva la chiesa
di San Domenico, fondata nel 1532, in parte riedificata nel
1793. Non lontano sorge l’edificio religioso dei padri gesuiti,
dedicato a San Giovanni Battista. L’atrio (ex chiostro) del collegio fu
costruito negli anni 1640 – 1645. Ha delle eleganti colonne
sormontate da archi a pieno centro. Seguendo la Via Roma e
attraversando parte della via Purgatorio, si giunge al Palazzo
Inveges, una costruzione databile attorno alla fine del XVIII
secolo. Nel 1656 furono iniziati i lavori di ricostruzione della
chiesa di Santa Maddalena, il Duomo,
di stile barocco classico.
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L’interno
è a tre navate. Sull’altare maggiore sta la Madonna del Soccorso,
patrona della città dal 1626, anno in cui salvò Sciacca dalla
peste. Alla sinistra del Duomo è posta la casa
- museo Scaglione, costruzione ottocentesca che conserva
all’interno un patrimonio raccolto negli anni da Francesco
Scaglione, consistente in beni artistici e culturali, oggetti
artigianali e ceramiche. L’interno si presenta con gli arredi del
tempo. Nelle sale del palazzo è possibile avvertire e respirare
ancora l’atmosfera che si viveva in una residenza nobiliare in
quegli anni. Il castello dei
Luna, edificato nel 1380 dal conte Peralta, Vicario del regno di
Sicilia dopo la morte di Federico II, il castello passò in mano dei
Luna, con il matrimonio tra Margherita Peralta e il conte catalano
Artale di Luna. Sorge in alto sulla roccia, nella parte orientale
della città, ed è inserito dentro il perimetro delle antiche mura.
Esso comprende quattro parti : la cinta, il mastio, il palazzo
comitale e la torre cilindrica. La cinta, dalla pianta poligonale e
formata da mura alte e robuste, serviva alla difesa esterna. Il
mastio, cioè la torre maestra a pianta quadrangolare, aveva la
funzione di sorvegliare la cinta, il terreno esterno e il cortile
interno; di esso resta oggi soltanto la base. La torre cilindrica si
trova nel perimetro della cinta; è a due piani, dalle volte
costruite con conci accostati a coltello. Del palazzo del Conte, a
pianta rettangolare, che occupava il lato ovest del castello, resta
oggi soltanto l’alto muro esterno con quattro ampie finestre dalle
quali si può ammirare il panorama della città.
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Atrio
della Collegio dei Gesuiti - Sec. XVII
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Le
splendide sculture del "Castello Incantato" di Filippo
Bentivegna
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Al
castello Luna è legato il famoso caso
Sciacca. Tra il ‘400 e il ‘500, in una Sicilia senza regno e
dove il potere era gestito secondo gli interessi di poche dinastie
nobiliari, Sciacca fu scenario di una celebre e sanguinosa contesa,
fatta di agguati, tradimenti, vendette: protagoniste le famiglie dei
Perollo, di origine normanna, e dei Luna di origine catalana.
Tutto
cominciò dopo il 1400, a seguito del matrimonio tra Margherita,
erede di casa Peralta, e Don Artale Luna, zio del re Martino II.
Giovanni Perollo, segretamente innamorato di Margherita Peralta,
aspirava ad ottenere la sua mano ed aveva in odio il Luna.
Al
di sotto delle rivalità c’erano anche importanti interessi
economici e politici per il controllo della potente famiglia Peralta.
La lotta continuò per quasi un secolo e mezzo coinvolgendo tutte le
famiglie nobili di Sciacca fedeli ora ai Luna ora ai Perollo.
La
lite scoppiò furibonda tra Pietro Perollo, figlio di Giovanni, e
Antonio di Luna, figlio di Artale. Quest’ultimo, con cavilli
legali, ottenne la restituzione del feudo di San Bartolomeo, ma
Pietro non poteva sopportare un simile affronto: insieme ai suoi
fratelli tese un agguato ad Antonio di Luna, e lo trafisse a
pugnalate; ma il rivale sopravvisse, con lo spasmodico desiderio di
vendicarsi. Guarito, con una schiera di armati, piombò su Sciacca,
ove risiedeva il Perollo. Purtroppo non lo trovò.
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Dovette
accontentarsi di scannare una trentina di congiunti e familiari di
lui. La vendetta era rimandata.
Ben
sessantaquattro anni dopo venne l’occasione di realizzarla. Nel
1529, il corsaro giudeo Sinam Bassa, preso in ostaggio il barone di
Solunto, chiedeva un riscatto. Il conte Luna offrì una forte somma
per la liberazione del prigioniero, ma i suoi modi altezzosi non
piacquero al pirata che la rifiutò. Intervenne il nobile Giacomo
Perollo che offrì al corsaro oltre al riscatto ricche donazioni per
le ciurme; ciò colpì molto Sinam Bassa il quale non solo liberò
il prigioniero e non volle il riscatto, ma promise, inoltre, che non
avrebbe più fatto escursioni piratesche nel mare di Sciacca.
Fu un trionfo per Giacomo Perollo, portato in trionfo da tutto il
popolo.
Fu
la goccia che fece traboccare il vaso. Sigismondo Luna, radunata una
guarnigione di 300 uomini tra soldati e cavalieri, attaccò il
Castello Vecchio costruito dal Gran conte Ruggero nel XII secolo ed
allora dimora dei Perollo. Il castello fu messo a ferro e a fuoco e
quasi distrutto; tutti coloro che furono trovati all’interno
furono uccisi tranne le donne che furono accompagnate al convento
delle Giummare.
Giacomo
Perollo, che era riuscito a fuggire, fu ucciso da un sicario e
Sigismondo Luna, novello Achille, attaccato il corpo al cavallo, lo
trascinò per tutta la città, lasciandolo poi dinanzi al Palazzo
Perollo abitato da un altro ramo della famiglia. Qui a terra, il
corpo di Perollo rimase per due giorni senza che nessuno osasse
toccarlo temendo l’ira del Luna.
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Portale
della Chiesa di S. Maria dell'Itria. Sec. XIV
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Chiesa
di S. Nicolò La Latina Sec. XIII
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L’azione
di Sigismondo Luna fu tuttavia eccessiva anche per quei tempi. Il
viceré intervenne per punire il conte Luna, il quale fu accusato di
fellonia, avendo avuto confiscati i beni, fuggi a Roma dal papa
Clemente VII, zio di sua moglie, figlia di una Medici, nell’attesa
di ottenere il perdono di Carlo V. Tale perdono non arrivò e si
dice Sigismondo Luna per disperazione si sia gettato nelle acque del
Tevere.
Tra
i monumenti più belli e singolari di Sciacca, lo Steripinto
fu costruito nel ‘500 in un esuberante compendio di stili. Sulla
facciata ornata da una fitta serie di bugne in tufo arenario a forma
di diamante, si aprono il portale d’ingresso dagli stipiti
scanalati, due finestrelle rettangolari agli angoli, all’altezza
del portale, e tre bifore gotiche nel piano superiore. I capitelli
delle colonnine delle bifore recano lo stemma della casa Noceto, il
cui simbolo è il noce. Nel suo insieme architettonico, esso è il
compendio di diversi interventi costruttivi, riconducibili al Gotico
italiano e allo stile detto in Catalogna platerésco, caratterizzato
da un’esuberante sovrabbondanza di elementi ornamentali, desunti
ibridamente dal Gotico fiorito e dal Rinascimento italiano e
francese.
Nella
parte occidentale della Sicilia, alle falde del monta Kronio e a
pochi chilometri da Sciacca, sorge il “Castello
Incantato” di Filippo Bentivegna, uno spettacolo creato
dall’inventiva dell’uomo e della natura, dove, oltre agli ulivi
e ai mandorli, sorgono le teste scavate e scalpellate nella roccia
dell’artista contadino detto “Filippu di li testi”. La
sensazione che si prova, non appena entrati, è quella di trovarsi
in un mondo fantastico, pieno di mostri e di fate: un giardino
pietrificato. E’ il regno di un artista, che scolpì un mondo per
esternare il suo sogno. Queste teste sono il frutto di una coscienza
inquieta legata alla pietra. Alcune sue opere, adesso, sono esposte,
in una sala a lui dedicata, nel museo dell’arte brut di Losanna.
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Le
Terme di Sciacca
hanno origini antichissime. La leggenda vuole che Dedalo, in fuga da
Creta, fermatosi nelle vicinanze delle grotte vaporose, avendone
scoperto l’uso curativo, le abbia sistemate, costruendone
l’antro con sedili intagliati nella pietra. L’uso dei vapori
delle grotte del monte Kronio a scopo terapeutico risalirebbe ai
greci, quello dello sfruttamento delle acque ai romani, veri
realizzatori di una cultura termale. Il fenomeno, alimentato da
un’attività vulcanica sotterranea, si manifesta all’aria aperta
con un ricco patrimonio idro – termale, che ne fa una stazione di
primaria grandezza. All’interno delle grotte o stufe di San
Calogero l’atmosfera satura di vapore acqueo raggiunge la
temperatura di 40° C. La cura essudatoria è indicata
principalmente per i dolori reumatici. Diverse sono le
caratteristiche delle acque e le loro proprietà curative, la più
importante è l’acqua sulfurea fuoriuscente dalla Valle dei bagni
e convogliata nell’antico stabilimento termale, di recente
restaurato, alimenta delle vasche dove è posto il fango a maturare
per la fangoterapia. Nello stesso luogo sgorga la sorgente
dell’acqua “Santa”, un’acqua minerale considerata un
toccasana per la diuresi. Poco distante, è stato riaperto con una
struttura ampia e moderna lo stabilimento dei Molinelli, dove in
enormi piscine sono state convogliate acque salso – bromo –
iodiche della vicina sorgente, indicate per i problemi
dermatologici. Le terme rimangono aperte tutto l’anno e le cure si
praticano all’interno del nuovo stabilimento sito sul lungomare,
sopra la rupe di Cammordino, edificio liberty risalente agli anni
trenta.
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Vara
portata a spalla dai marinai
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Palazzo
Steripinto Sec. XVI
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Sciacca
da sempre ha convissuto con il mare, i suoi lidi hanno visto
sbarcare commercianti, eserciti, pirati. E’ presente una gran
varietà di litorali. Ad
est, in prossimità della città, accessibile anche a piedi, il
primo lido che incontriamo è quello dello Stazzone, caratterizzato
da arenile sabbioso e mare pieno di scogli. Di seguito quello della
Tonnara e della Foggia, dove i fondali sono arenàri. La località
San Marco è raggiungibile seguendo la vecchia strada per Menfi.
Tutta la zona è caratterizzata da piccole e grandi insenature, San
Marco, Renella, Maragani, a volte sabbiose a volte rocciose,
considerate paradisi per i bagnanti e per i sub. Ad ovest, seguendo
la vecchia strada per Ribera, troviamo la spiaggia del Sovareto con
sabbia fine e mare, a tratti, con scogli e sabbia. E con ingressi
che portano a piccole e grosse cale, troviamo San Giorgio, Timpi
Russi, Macauda. E’ possibile trovare strutture attrezzate: bar,
ristoranti, stabilimenti balneari, chioschetti, centri sportivi e
ricreativi. Il mare è pescoso in tutte le località.
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L’attività
principale della città è senza dubbio la pesca.
Il porto ospita circa cinquecento natanti che giornalmente scaricano
cinquemila tonnellate di pesce. La pesca più praticata è quella
del pesce azzurro che è lavorato dalle numerose industrie ittico
– conserviere locali, che esportano il prodotto in tutto il mondo.
Altro elemento dell’economia saccense è costituito dalla
produzione granaria, ortofrutticola, olearia e vinicola. I vini
pregiati e l’olio extravergine di oliva di Sciacca sono presenti
sui mercati di tutto il mondo. L’artigianato trova la massima
espressione nella ceramica maiolicata. E’ accertato che, nel 1282, le fornaci
producevano manufatti invetriati e che le ceramiche rinvenute a Gela
e ad Agrigento e che adornano la maggior parte dei palazzi nobiliari
dal XIV al XVIII secolo, sono state prodotte da maestri saccensi.
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San
Michele Arcangelo Sec. XIV
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Feste
e tradizioni
Le
origini del Carnevale
saccense risalgono, con probabilità, al 1616, quando il viceré
Ossuna “ buttò bando l’ultimo di Carnevale, che ognuno
s’avesse di vestire in maschera”. Carnevale, per la città di
Sciacca, rappresenta un momento allegorico – satirico per uscire
allo scoperto e scatenare la propria fantasia. Nei mesi che
precedono la festa, inizia la costruzione degli enormi carri
allegorici, realizzati da costruttori che da cent’anni si
tramandano l’arte della lavorazione della cartapesta. Il Carnevale
inizia il giovedì grasso con la consegna simbolica delle chiavi
della città al re del Carnevale: Peppi Nnappa. La popolazione,
l’allegria, le maschere, le musiche, gli scherzi si appropriano
della città. La sfilata dei carri allegorici ha inizio il sabato e
continuerà fino al martedì. I carri, sfilando per il centro
storico, allietano la festa con i loro inni e le loro musiche. I
gruppi mascherati, con le loro coreografie, invogliano tutti i
partecipanti a danzare; la sfilata dura tutta la notte e culmina con
l’immancabile recita del copione satirico in Piazza Scandagliato.
Tutto ha termine la notte del martedì grasso quando il carro di
Peppi Nnappa è bruciato nella pubblica piazza. I fischietti e i
martelletti sono buttati nel rogo e l’ebbrezza di quei giorni
brucia assieme al loro re.
La
mattina del 1° febbraio 1626, tutti i saccensi si levarono di buon
ora e, scalzi, iniziarono il pellegrinaggio dal Duomo alla chiesa di
Sant’Agostino. L’indomani, nel primo pomeriggio, i marinai
saccensi portarono in processione per la città la vara con la
statua della Madonna del
Soccorso. Giunti alla Maestranza Piccola (oggi Via Licata), si
sprigionò un fulmine dal ciel sereno e dalla base della Madonna si
levò del fumo. In quell’istante tutti i saccensi furono guariti
dalla peste. Da quella data in poi ogni primo febbraio i saccensi
rinnovano promessa, e l’indomani un centinaio di marinai, scalzi,
portano a spalla la statua della Madonna del Soccorso, pesante
quattro tonnellate circa. La stessa processione è ripetuta il
giorno di ferragosto.
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NOTIZIE
UTILI |
NOTIZIE
UTILI
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Municipio
:
Tel. 0925-20111 Ufficio
Turistico : Tel. 0925-20478 Guardia
Medica:
Tel. 0925-26204
Alberghi
:
GRAND
HOTEL DELLE TERME
v.le
delle Terme Tel. 0925 23133
VILLA
PALOCLA c.da Raganella Tel. 0925 902812
HOTEL
ALICUDI contrada Sovareto Tel. 0925 994000
HOTEL
CALA REGINA contrada Sovareto Tel. 0925 992161
HOTEL
AGAVE via degli Agrifogli Tel. 0925 992107
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LA PALOMA BLANCA via Figuli, 5 Tel. 0925 25130
HOTEL
LIPARI contrada Sovareto Tel. 0925 994024
HOTEL
TORRE BARONE contrada Sovareto Tel. 0925 992159
HOTEL
TORRE MACAUDA
località
Macauda Tel.
0925 997000
RESIDENCE
BAIA
RENELLA contrada Renella Tel. 0925 991640
COSTA
MAKAUDA contrada Macauda Tel. 0925 997255
ISABELLA
SPORT via Aldo Moro Tel. 0925 992244
TORRE
MACAUDA località Macauda Tel.
0925 968111
AGRITURISMO
BOUGANVILLE
contrada Bordea Tel. 0925 24011
MONTALBANO
c.da Scunchipani Tel. 0925 80154
NAPOLI
contrada Surriano Tel. 0925 80101
CAMPING
BAIA
MACAUDA contrada Macauda Tel.0925 997001
TRE
SIRENE c.da San Giorgio Tel. 0925 997242
RISTORANTI
HOSTARIA
DEL VICOLO
v.lo
Sammaritano, 10 Tel. 0925 23071
LA
LAMPARA lung.re C. Colombo Tel. 0925
85085
LA
PALOMA BLANCA via Figuli, 5 Tel. 0925 25130
MIRAMARE
piazza Scandaliato Tel.
0925 26050
O'
SCUGNIZZO via Lido Esperanto Tel. 0925 82957
VECCHIA
CONZA via Conzo, 37 Tel. 0925 25385
VILLA
VERDE c.da San Giorgio Tel. 0925 997123
VILLA
PALOCLA c.da Raganella Tel. 0925 902812
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RISTORANTI/PIZZERIE
AMADEUS
c.so V. Emanuele,186 Tel. 0925 23203
AL
PORTICELLO loc. Stazzone Tel. 0925 22060
BUENOS
AIRES via D. Aligheri, 10 Tel.
0925 84684
IL
VELIERO contrada Foggia Tel. 0925 991078
LA
PERLA via Gaie di Garaffe Tel. 0925 23386
LA
STELLA MARINA via G. Amendola, 1 Tel. 0925 85456
LA
TRAZZERA loc. San Marco Tel. 0925 991169
LE
GOURMET via Monte Kronio, 7 Tel. 0925 26460
MIRELL
via Lido, 26 Tel. 0925 23621
NUMBER
ONE via A. De Gasperi Tel. 0925 23982
PANTAGRUEL
via Basilicata Tel. 0925 992301
PORTO
SAN PAOLO largo S. Paolo Tel. 0925 27982
REGGIA
Dl KOKALOS loc. Carbone Tel. 0925 991402
SANTA
LUCIA via Monte Kronio Tel. 0925 28091
VECCHIA
BUSSOLA contrada Foggia, 2 Tel. 0925 991206
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via Pompei Tel.
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CARRUBBA via Pesco Pagano Tel. 0925 992203
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MARCO c.so V. Emanuele,107 Tel. 0925 22361
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BAITA c.da Tabasi Tel. 0925 81062
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GRANDE VALLE c.da San Calogero Tel. 0925 82941
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MOLINELLI
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STERIPINTO
c.so V. Emanuele Tel. 0925 23177
GELATERIE
PUNTO
& VIRGOLA via Aldo Moro Tel. 0925 992111
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