Per
Arrivare: Da Agrigento : si prende la scorrimento veloce
Agrigento - Palermo ed ad una ventina di km da Agrigento si
prende lo svincolo per Campofranco.
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Panorama
dell'abitato |
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Palazzo del
Principe Lucchesi Palli
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Campofranco
– Riserva Naturale Integrale di Monte Conca.
Sul
versante sud del monte S. Paolino, un po’ più
giù dell’antichissima Sutera, su un poggio arieggiato
e ameno, sorge Campofranco, ridente comune collinare
nella Valle del Platani, in provincia di Caltanissetta,
dalla quale dista 75 chilometri circa.
Il
suo territorio confina con Sutera, Milena, Casteltermini
e Acquaviva Platani.
Piccolo
casale fondato nel 1573 dal barone Giovanni Del Campo su
licenza di re Filippo II di Spagna, figlio di Carlo V,
sotto la cui dominazione ricadeva la Sicilia. La vita
del paese cominciò a svolgersi simile a quella di tanti
altri comuni. Presto, attratti da regalie e privilegi,
accorsero dalle terre vicine contadini e artigiani, e il
piccolo casale diviene in breve tempo un fiorente borgo,
con abbeveratoi, chiese, forni, mulino e altre
infrastrutture essenziali. Fu spianato il terreno
davanti al Castello, destinandolo a piazza Grande,
mentre di fronte sorgeva la Chiesa Madre, dedicata a S.
Giovanni Evangelista.
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A
cingere la vasta piazza a corona, si tracciarono le
prime strade, strette e tortuose, con ampi cortili
ariosi, dove carrettieri, artigiani, cittadini
iniziarono a costruire le loro case, solitamente ad un
piano. Furono subito date le licenze per aprire nella
piazza della Matrice, il macello, il fondaco, il forno,
le botteghe mentre l’acqua zampillava e riempiva le
vasche della "beveratura". Le prime strade
furono via dell’Itria, via della Matrice, via delle
Fosse, via delle Pile, via dell’Ebreo, via del Sarto e
via del Mercato (via Umberto) che era fino a poco tempo
fa il corso principale, che iniziava dalla piazza e,
angusto e sinuoso, raggiungeva la chiesa e il convento
di S. Francesco. Qui si sviluppò un altro quartiere,
con la via Lume che conduceva ad una trazzera che saliva
a Sutera.
L’amenità
del luogo e la bellezza del paesaggio contribuirono al
progressivo espandersi della popolazione. I Campo
ressero il paese fino al 1622, quando passò ai Lucchesi
Palli, che lo elevarono a principato. I Lucchesi furono
tra i più ricchi baroni di Sicilia e la loro potenza si
accrebbe ancora nel ‘700 e nell’800. La discendenza
dei principi Lucchesi, tuttavia, non portò
miglioramenti determinanti alla crescita del paese. Nel
corso dei secoli, il feudalesimo, con i suoi soprusi e
le sue angherie, scatenò qualche caso di rivolta,
stroncato con la forca, il cui emblema si ergeva alla
porta del paese; vi furono carestie, banditi, la peste e
il colera nel 1887.
Nelle
chiese di Campofranco, tre, tutte coeve alla fondazione
cinquecentesca della città, si conservano notevoli
opere d’arte, fra le quali una Decollazione del
Battista, all’interno della chiesa Madre, e un’Andata
al Calvario, nella chiesa di S. Francesco. Nel Novecento
sono state tutte ricostruite in "stile" negli
esterni, ma all’interno conservano tracce dei nuclei
originari, degli ampliamenti e delle decorazioni che si
sono susseguite negli anni.
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Chiesa Madre
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Processione del
Venerdi Santo
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La
Chiesa Madre, fondata nel 1575 da Giovanni del Campo, il
cui nucleo originario è quello che attualmente funge da
transetto della croce latina, aggiuntavi nel XIX secolo,
reca testimonianze degli illustri fondatori nel loro
blasone scolpito in pietra, posto sulla facciata (1575),
e nella lapide, oggi inserita su una parete dell’ala
destra del transetto (1580). La chiesa possiede un
dipinto del periodo manieristico – barocco isolano, la
Decollazione del Battista. Esso appare, presumibilmente,
opera di uno di quei pittori fiamminghi operanti in
Sicilia, e a Palermo in particolare, nella prima metà
del Seicento. L’opera rivela la mano di un pittore
volto all’illustrazione del costume e dei dettagli
ornamentali, tramite colori accesi e brillanti. Con una
capacità, in particolare, di rendere la qualità
sericea dei drappi, inusitata presso i coevi pittori
dell’Isola, oltre a adoperare talora tipi femminili e
fogge di abbigliamento prettamente nordiche.
Altri
dipinti minori sono conservati nella chiesa, superstiti
di un patrimonio ben più ricco.
Altra
chiesa, importante punto di riferimento per la comunità
locale, è quella di S. Francesco, popolarmente detta di
S. Calogero, fondata da Francesco Del Campo nel 1573. L’interno
ad unica navata con volta a botte, profilata da due
logge balconate che continuano nella zona absidale, ha,
lungo le pareti laterali, tre nicchie sormontate da
arcate, che contengono altrettanti altari, e reca buone
decorazioni in stucco di stile neoclassico. Nel catino
absidale è posta una tela napoletana del ‘600, L’andata
al Calvario. La chiesa contiene alcune buone sculture
lignee. La statua di S. Calogero (primo ‘800), è il
pezzo più significativo per l’incidenza devozionale
che esercita su tutta la comunità campofranchese.
Austera e solenne, esemplata su modelli romani
classicisti del Seicento.
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La
chiesa di S. Maria dell’Itria, ad aula con catino
absidale ricurvo, scandita da lesene con capitelli
compositi, conserva nella volta eleganti decorazioni di
gusto neoclassico in stucco, mentre attualmente
estirpato, nell’attesa di restauro, è il pavimento a
piastrelle smaltate, col blasone dei Lucchesi Palli
(1836).Nell’abside, un caratteristico gruppo scultoreo
cinquecentesco in legno, vistosamente ridipinto,
ripropone l’iconografia orientale della Madonna
Odigitria, secondo stilemi rinascimentali locali di
gusto popolareggiante. Più pregevole è la base di
legno intagliato a bassorilievo.
Le
chiese possiedono un discreto patrimonio di argenterie
sacre, reliquiari, aureole, calici, ostensori dei secoli
XVII – XIX, oggi custodite alla Matrice, che si
attestano come prodotti delle rinomate officine
palermitane.
Il
secolo XX registra a Campofranco una certa attività da
cui nascono alcune realizzazioni architettoniche che,
lungi dal fare propri i nuovi innovativi stili d’inizio
secolo, privilegiano la prassi del rifacimento "in
stile". Oltre ai rifacimenti delle facciate delle
chiese, interamente novecentesca è la chiesa di S.
Rita, sorta con interni e arredi di tipo tradizionale
nei primi decenni del secolo. Nello stesso periodo è
stato ricostruito, con una destinazione sociale, l’ex
palazzo baronale dei Campo (1573). Il palazzo –
castello domina la piazza e l’intero casale. Fu
abitato dai Lucchesi Palli fino al XVIII secolo. Di
elegante costruzione, fornito di ampie e numerose
stanze, di uno spazioso cortile di una villetta e di una
torre. Gli esterni hanno un carattere spoglio e severo,
quasi da fortilizio militare.
A
circa tre chilometri dal paese, in contrada Auricella,
una vecchia trazzera conduce direttamente, con un
percorso accidentato ma in una zona panoramica e
interessante, al Gallo d’Oro, un torrente che sgorga
da varie sorgenti delle alture di Mussomeli e Montedoro
e va a gettarsi nel fiume Platani. Quasi al termine
della trazzera, a valle, in un punto in cui le due riva
si restringono, si possono osservare i due tronconi di
un grande ponte romano, crollato nel 1980. Il ponte era
parte dell’itinerario di Antonino Augusto, importante
nodo stradale dell’epoca romana, che portava ad
Agrigento.
Le
zone collinari del territorio di Campofranco si prestano
all’allevamento di mandrie e greggi, mentre la parte
più pianeggiante e in lieve pendio offre condizioni
favorevoli alla coltivazione dei cereali, della vite,
dell’ulivo, del mandorlo e degli alberi da frutto.
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Processione del
Venerdì Santo
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Riserva del Monte
Conca
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Il
comprensorio è ricco di giacimenti di minerali e di
sorgenti fresche. Nelle campagne fioriscono piccole
aziende agricole, giardini di agrumeti, frutteti e
vigneti.
Circondata
dal verde, in un territorio ricco di acque e di
giacimenti minerari, Campofranco da quattro secoli
celebra le sue feste più importanti: la Pasqua,
rappresentata teatralmente, e il festino di S. Calogero
"ricco", patrono della città.
Manifestazioni
11
gennaio Festa di San Calogero "povero"
Carnevale
Sfilata di carri allegorici e gruppi in maschera
Pasqua
La Domenica delle Palme i contadini lavorano i rami di
palme e di ulivo, e i ragazzi, legate le campane delle
chiese, vanno in giro a far rumore con speciali
strumenti di legno" raganelle o truccoli".
Il
Giovedì santo vi è l’addobbo dei sepolcri con
speciali piante a lunghi steli di grano, germogliati
" a lu scuru" in una ciotola o in un piatto,
legati con nastri e deposti a terra davanti l’altare
del S. Sepolcro.
Il
Venerdì santo si svolge ancora oggi la Giunta, cui
segue la Crocifissione e la Scinnenza. E’ un rito
antico, con i simulacri portati ancora a spalla dai
devoti. La Madonna, S. Giovanni e Gesù, con la croce
sulle spalle, si ritrovano alle ore 14 tra una gran
folla di fedeli sotto il Calvario, per l’Incontro, in
un profondo silenzio. Gesù bacia la mano dell’Addolorata,
quindi i tre gruppi salgono al luogo dove Gesù è messo
in croce. A sera l’urna con Gesù morto fa il giro del
paese e la processione diviene più suggestiva. La
"lamitanza" di qualche vecchio diventa sempre
più ossessionante, un lamento di dolore e di spasimo. E
così, avanti e indietro sino alla piazza principale e
al silenzio assoluto dopo la fine della processione.
Nel
pomeriggio della Domenica chiude le manifestazioni
pasquali una processione col simulacro del Sacro Cuore
di Gesù.
22
maggio Festa di S. Rita – Sfilata e benedizione delle
macchine
Ultima
domenica di luglio Festa di S. Calogero
"ricco" e Sagra dei Pupi di Pane
L’ultima
domenica di luglio, almeno una volta nella vita, i
campofranchesi compiono a piedi scalzi il viaggio dalla
propria dimora alla chiesa di S. Francesco per il
festino di S. Calogero ricco. Da quasi tre secoli, da
quel fatidico 1 gennaio 1693, giorno di uno dei più
devastanti terremoti dell’Isola, Campofranco ringrazia
Calogero, santo taumaturgo, famoso nella diocesi di
Agrigento, per averlo preservato dalla rovina del
terremoto, ed implora il suo aiuto per essere liberato
da ogni male, anche spirituale. L’intero mese di
luglio è dedicato al santo; per trenta giorni, ogni
sera, una folla di devoti assiste alla messa nella
chiesa dell’antico convento francescano, recita il
vespro e canta. Il "viaggio" a piedi scalzi,
con il rosario in mano, gli abitini bianchi con i
bottoni neri per i bambini, la raccolta delle offerte
per una "messa raccolta", le grandi forme di
pane, anche a decine di chili, che riproducono gambe,
braccia o altre parti del corpo guarite per
intercessione del santo. Da un paio d’anni la Pro Loco
organizza una sagra dei pupi, con quintali di pane che
è distribuito a tutti.
Agosto
Estate campofranchese – Rappresentazioni, spettacoli,
intrattenimenti, giochi…
settembre
Rassegna del teatro dialettale siciliano
8
dicembre Festa dell’immacolata " le Vampe" e
sagra della Cotaccalla
La
festa dell’Immacolata Concezione si tramanda dal 1624,
anno della peste a Palermo. Il sostegno a questo culto
trovò il suo centro di irradiamento nelle chiese
francescane e in quel tempo sorsero cappelle, simulacri,
confraternite in ogni parte di Sicilia. I frati
francescani iniziarono la processione, che dura tuttora,
della Madonna tra la chiesa di S. Francesco e la
Matrice. La processione porta le due statue dell’Immacolata
e di S. Lucia dalla chiesa di S. Francesco alla Matrice
e, dopo una settimana, si svolge una processione di
ritorno. Di sera, "vampe" e fuochi nelle
piazze e nelle campagne circostanti.
13
dicembre Festa di S. Lucia – distribuzione della
cuccia
Gastronomia
Specialità della cucina campofranchese sono le ‘mbriulate
e le "cotaccalle".
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La
‘mbriulata è una sorta di pasta sfoglia ripiena di
tritato di maiale, "frittuli" (determinanti
per il gusto, si ottengono dal grasso di maiale sciolto
sul fuoco), pezzetti di formaggio pecorino primosale,
cipollina con pepe e sale. Si mangia abitualmente nel
periodo invernale.
Così
pure le cotaccalle, panetti rotondi conditi con olio,
sale, pepe e formaggio e legati alla festa dell’Immacolata
concezione, l’8 dicembre, quando nella notte fra il 7
e l’8 dicembre i giovani fornai passano per le strade
del paese con la tradizionale cantilena:
"Accattativi li cotaccalli, cotte e calli…"
A
Natale, i virciddrati, biscotti di pasta frolla ripieni
di fichi secchi, bucce di arancia e mandarini canditi, e
cannella. Per S. Lucia, un piatto tradizionale è la
cuccia, condita con zucchero e miele. Il periodo
invernale è ancora caratterizzato dalle sfinci e dalle
chiacchiere di carnevale, frittelle condite con zucchero
a velo o miele, e dai panuzzi di S. Giuseppe.
Poi
frutta martorana e pupi di zucchero per i morti. Per la
duplice festività di S. Calogero (11 gennaio e ultima
domenica di luglio) si svolge la sagra dei pupi di pane,
pane a grosse forme, da mangiare caldo con olio, pepe e
formaggio fresco.
La
Riserva Naturale Integrale di Monte Conca è stata
istituita nel 1995 dalla Regione Siciliana al fine di
salvaguardare un territorio, ampio 245 ettari, in cui
ricadono sia due importanti grotte, scavate nei millenni
dall’azione solubilizzatrice dell’acqua nella roccia
gessosa, sia fenomeni carsici superficiali di notevole
interesse scientifico, inseriti in un paesaggio di
eccezionale bellezza e valenza naturalistica.
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Riserva del Monte
Conca
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Inghiottitoio del
Monte Conca
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La
Riserva interessa il territorio del Comune di
Campofranco, ed è stata affidata in gestione ad un’associazione
ambientalista, il Club Alpino Italiano.
L’intera
area della riserva è attraversata dal fiume Gallo d’Oro,
che dopo circa tre chilometri a valle della Riserva,
confluisce nel fiume Platani. La presenza di ambienti
sotterranei, di aree umide caratterizzate da acque
dolci, salmastre e sulfuree, di pareti rocciose,
contribuisce a valorizzare l’area sotto l’aspetto
della fauna e della vegetazione.
Il
territorio in cui ricade la Riserva Naturale di Monte
Conca è caratterizzato , dal punto di vista geologico,
dall’affioramento di un tipo particolare di rocce
denominate evaporiti, tra le quali un particolare tipo
di calcare, salgemma, gesso, sali potassici.
Tutti
gli affioramenti rocciosi che ricadono all’interno
della Riserva sono costituiti da gesso. Nel gesso,
particolarmente solubile in acqua, si verificano
frequentemente rilevanti fenomeni carsici. Il carsismo
caratterizza L’assetto morfologico del territorio ,
sia in superficie sia nel sottosuolo. Trattandosi di un
fenomeno legato allo scorrimento delle acque, in
superficie è facile osservare, scannellature, doline e
valli cieche. Queste ultime convogliano le acque piovane
verso punti di assorbimento preferenziali, gli
inghiottitoi. Alcuni di essi si prestano ad essere
percorsi dagli speleologi. Attraverso gli inghiottitoi
le acque abbandonano la superficie e, sciogliendo il
gesso, creano nel sottosuolo un reticolo di cunicoli,
gallerie, pozzi e saloni. Dopo lunghi percorsi all’interno
delle montagne, le acque riemergono in superficie
percorrendo grotte denominate risorgenze. L’area della
riserva presenta numerose grotte di questo tipo. Due di
queste, scavate dall’acqua nelle viscere del Monte
Conca e denominate Inghiottitoio l’una e Risorgenza di
Monte Conca l’altra, sono ancora oggi attraversate da
un torrente sotterraneo, e rivestono un eccezionale
interesse scientifico. |
All’Inghiottitoio
di Monte Conca, una cavità assorbente in cui si
convogliano le acque superficiali di un vasto
territorio, si susseguono impegnativi salti verticali,
pozzi, che raggiungono complessivamente la profondità
di oltre cento metri. Lo spettacolo naturale che si
offre agli esploratori è di notevole bellezza e
fascino: si ha modo di osservare una grotta in roccia
gessosa con caratteristiche molto simili a quelle dei
calcari. Infatti, se da un lato notevoli sono i depositi
di argilla e sedimenti trasportati dal torrente
sotterraneo, tipici di questi ambienti, d’altro canto
del tutto inusuali e di grande effetto spettacolare sono
i pozzi – cascata, con alla base piccoli laghetti,
scavati dal continuo lavorio delle acque e dei detriti
da queste trasportati.
La
risorgenza connessa con l’inghiottitoio, la Grotta di
Carlazzo, è situata alla
base
del versante nord di Monte Conca opposto al punto di
scomparsa delle acque superficiali.
Le
grotte che si aprono sul Monte Conca costituiscono un
sistema carsico sotterraneo completo caratterizzato da
una serie di cavità ancora attive, in
continua
evoluzione e che svolgono il ruolo di drenaggio
sotterraneo delle acque superficiali, nonché da cavità
minori, in parte smembrate dall’evoluzione morfologica
dell’area, rimaste a testimoniare l’assetto
idrologico – carsico del passato.
Rimangono
a testimonianza di antichi livelli di scorrimento idrico
altre due cavità, ancora non del tutto esplorate,
ubicate rispettivamente sul versante occidentale della
montagna ed immediatamente sopra la grotta di Carlazzo.
Il territorio della riserva si presenta in larga parte
notevolmente antropizzato a
causa
dell’intensa attività agro - pastorale. Le principali
colture che vi si praticano sono cerealicole e arboree,
mandorleti, oliveti, vigneti e frutteti. Di notevole
interesse, esemplari di Pioppo nero, tamerici e salici,
Cannucce di palude. Le porzioni di riserva non
antropizzate presentano una vegetazione a macchia.
Specie faunistiche presenti sono: il Falco pellegrino,
la poiana, il gheppio, il Gracchio corallino, il Corvo
imperiale. Nelle aree umide della sorgente di Fontana di
Rose e il fiume Gallo d’Oro, è possibile trovare l’Airone
cenerino, la Gallinella d’acqua, il codone, il
Cavaliere d’Italia, L’Arvicola terrestre, il rospo,
la Rana verde e la rara testuggine d’acqua. |
Manifestazioni
:
Festa
di San Calogero "Povero" - 11 Gennaio
Carnevale
Pasqua
Processione
"Gesù alla colonna"
"Incontro
tra Gesù Nazareno e l'Addolorata" h. 14.00
"Urna
con Gesù Morto" - h. 20.00
Venerdì
Santo
Processione
del Cristo Risorto
Domenica
di Pasqua
Festa
di Santa Rita - 22 Maggio
Sfilata
e benedizione delle macchine
Raduno
di auto d'epoca
Terz'ultima
domenica di Luglio
Rassegna
dei Madonnari
penultima
domenica di Luglio
Festa
di S. Calogero "Ricco"
e
sagra dei pupi di pane
ultima
domenica di Luglio
Estate
Camofranchese - Agosto
Rappresentazioni
e spettacoli
Premio
Campofranco - Settembre
Premio
letterario nazionale di poesia e narrativa edita
Rassegna
del teatro dialettale siciliano
settembre
Festa
dell'Immacolata "Le vampe"
e
sagra della cotaccalla
8
Dicembre
Festa
di S. Lucia - 13 Dicembre
Distribuzione
della cuccia
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Notizie
Utili |
Notizie
Utili |
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: Via Piave - Tel. 0934-959670
Pro
Loco : Via Vittorio Emanuele
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Comunale : Piazza Vittorio Veneto
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MOTEL
La
Fazenda - s.s 189 Palermo-Agrigento
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