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CHIESA DI S. MARIA DELL'ELEMOSINA

 

La basilica di Santa Maria dell'Elemosina è la chiesa matrice di Biancavilla.

La chiesa ha i titoli di "primaziale del vicariato di Biancavilla", di "basilica minore pontificia" dal 1970 (con bolla In Sanctissimam Cristi Matrem di papa Paolo VI) e di "perinsigne collegiata" dal 1746. Dal 1959 è anche santuario mariano diocesano .




Indice [nascondi]
1 Storia 
2 Descrizione 
3 Il capitolo collegiale e le congregazioni 
4 Note 
5 Collegamenti esterni 



Storia [modifica]
La costruzione della chiesa ebbe inizio con ogni probabilità tra la fine del Quattrocento e l'inizio del Cinquecento, subito dopo la fondazione della città nel 1488. Non sappiamo quali fossero la forma e la tipologia della chiesa originaria, inizialmente dedicata a santa Caterina d'Alessandria, anche se è lecito pensare che si trattasse di un edificio a croce greca con l'abside orientata ad est, secondo la tradizione bizantina. È quindi molto probabile che l'attuale cappella di San Placido fosse parte integrante dell'antica chiesa e che il transetto (o una parte di esso) esistesse già prima del Seicento[senza fonte].

L'edificio venne ampliato nel corso del Seicento con l'aggiunta delle tre attuali navate, allungate poi di altre tre campate nel Settecento. La chiesa raggiunse così le attuali dimensioni assumendo una pianta a croce latina. In questo stesso periodo il soffitto in legno fu sostituito dall'attuale volta a botte lunettata. Il prospetto,invece, venne ultimato solo alla fine dell'Ottocento, con la costruzione del monumentale campanile, opera del milanese Carlo Sada; la torre campanaria, con i suoi 46 m di altezza, è la più alta della provincia di Catania. La cupola, costruita e affrescata nella prima metà dell'Ottocento, crollò rovinosamente dopo soli tre mesi dall'inaugurazione (forse a causa di gravi difetti nella realizzazione) e da allora non venne più ricostruita.


Descrizione [modifica]
Il grandioso interno della basilica è a croce latina: le tre navate, riccamente ornate da stucchi dorati della fine del '700, sono separate da grandi pilastri su cui poggiano archi a tutto sesto; da questi pendono lampadari in vetro di Murano offerti come ex-voto alla Madonna dell'Elemosina nella metà del XIX secolo. La navata maggiore è conclusa dal presbiterio absidato, separato dal transetto tramite una balaustra in marmo. Nel coro sono collocati stalli lignei del 1740, decorati a bassorilievo. Dietro l'altare maggiore è ospitato su una balconata il grande organo a canne "Serassi", costruito nel 1863 da G. Puglisi.

A destra dell'altare maggiore si apre la cappella absidata barocca dedicata alla Madonna dell'Elemosina, arricchita da marmi e stucchi dorati e chiusa da un'alta cancellata settecentesca in ferro battuto, con lampadari votivi in bronzo perennemente accesi. Nella cappella è ospitato l'altare settecentesco,in marmi policromi scolpiti e intarsiati, che custodisce l'icona bizantina di Maria Santissima dell'Elemosina, ritenuta miracolosa[1]. Dipinta su tavola in legno di cedro del Libano, l'icona risale probabilmente al XIV secolo ed appartiene a scuola greco-albanese. È oggetto di venerazione ininterrotta sin dalla fine del XV secolo ed ha ricevuto il titolo di "Custode delle genti dell'Etna"[2]. In occasione delle feste di agosto e ottobre la Madonna e il Bambino vengono rivestiti di un manto in argento lavorato a sbalzo, con corone in oro e pietre preziose e molti monili donati nel corso dei secoli come ex-voto. 
A sinistra dell'altare maggiore si trova invece l'abside con l'altare del Santissimo Sacramento; l'altare fu modificato nel corso dei secoli, ma si presenta assai elegante e unitario nello stile[senza fonte]. 
Nel transetto sinistro si apre un grande portale in legno massiccio che dà accesso alla cappella barocca dedicata a San Placido martire, compatrono della città dal 1709. L'interno della cappella fu interamente affrescato nel XVIII secolo dal pittore Giuseppe Tamo da Brescia, con scene della vita del santo benedettino: particolarmente degne di nota le raffigurazioni del Martirio sopra l'ingresso e dell'Apoteosi del santo sulla volta. 
Il fastoso ed elaborato altare barocco racchiude, dietro una porta dorata, le reliquie e la settecentesca statua lignea di san Placido, portate in processione durante la festa patronale. L'altare è coronato da putti che reggono i simboli abbaziali ed è inquadrato da quattro colonne, le più interne con base decorata a bassorilievo e fusto tortile, le più esterne lisce. 
Sulla parete destra della cappella di San Placido , sopra un altare in marmo, è appesa una grande tela settecentesca dipinta da Giuseppe Tamo da Brescia: l'opera raffigura il compatrono affiancato da san Francesco e san Filippo Neri e, nella parte alta, l'immagine della Madonna dell'Elemosina all'interno di un ovale sorretto da angeli. Dietro la tela una nicchia ospita la cinquecentesca statua lignea del santo, in abiti spagnoleggianti. Nella parete destra è invece esposto un dipinto del Thitè in cui sono rappresentati la Madonna con il Bambino affiancata da san Luigi Gonzaga e sant'Ignazio di Loyola. La cappella custodisce anche l'urna con il simulacro settecentesco del Cristo morto e la torcia lignea, entrambe portate in processione la sera del Venerdì santo. 
Lungo le navate laterali della basilica, si succedono altari sormontati da altre tele sei-settecentesche, una nicchia che custodisce il fonte battesimale, un'altra che racchiude il simulacro settecentesco di san Biagio, il grande altare della Sacra Famiglia, posto di fronte all'ingresso della cappella di San Placido, e l'altare che ospita il Crocifisso ligneo, opera settecentesca del canonico Portale. 
Nella sacrestia , risalente al XVIII sec., si conservano i ritratti dei prevosti della collegiata e il tesoro, che comprende molti preziosi oggetti di arte sacra: 
"a riza" o "corazza" della Madonna dell'Elemosina, un rivestimento in argento, oro, pietre preziose ed ex voto indossato dall'icona in occasione delle feste patronali; 
l'evangelario, lo scrigno e il pastorale in argento settecenteschi di San Placido; 
il reliquario in argento di San Zenone, portato secondo la tradizione dai profughi albanesi che fondarono la città 
la pesante croce astile in oro e argento 
oggetti liturgici e paramenti riccamente decorati 
calici, pissidi, patene e ostensori risalenti a varie epoche 
tovaglie ricamate con filo d'oro o d'argento 

Il capitolo collegiale e le congregazioni [modifica]
Il santuario è ancora oggi sede del capitolo della collegiata, anche se il numero degli appartenenti si è notevolmente ridotto (in origine i canonici del Capitolo erano circa 40). 
Nella basilica ha anche sede l' Associazione "Maria Santissima dell'Elemosina" (di diritto diocesano) il circolo S.Placido e l'arciconfraternita del Santissimo Sacramento. 

 

 

Di origine seicentesca, sorge nel centro storico ed ha ai suoi piedi Piazza Roma e Piazza Collegiata. Il valore artistico architettonico della facciata risiede nella felice armonizzazione eseguita dall’architetto milanese Carlo Sada tra l’antica facciata preesistente e la nuova, realizzata in stile barocco nel 1899, con la costruzione anche del nuovo ed agile campanile coperto con tegole piane in terracotta, smaltate a due colori, giallo oro e verdone.

La chiesa è a tre navate: la navata centrale è delimitata da grossi pilastri , che terminano con ricchi capitelli corinzi. I pilastri formano 14 archi, 7 per lato, da cui pendono lampadari di cristallo di Murano. La volta è a botte e si formano in essa delle lunette che, uguali, si ritrovano nel transetto. Ai lati dell'abside maggiore si apre a destra la cappella della Madonna dell’Elemosina, a sinistra quella del SS. Sacramento. 

L'altare della Madonna dell'Elemosina di stile barocco è tutto in marmo con filamenti dorati al centro del quale è posto il quadro della Madonna, arricchito da una preziosa cornice, che contiene in basso, due originali candelabri e che termina in alto con due putti alati che sostengono una corona.

In fondo alla navata di sinistra, accanto alla cappella del Sacramento, si apre la grande cappella di San Placido. E’ un insieme molto ricco che rende all’occasione il senso del magnifico e dello stupefacente. L’altare barocco custodisce la statua di San Placido. Le pitture di Giuseppe Tamo da Brescia raffigurano San Placido in gloria e il martirio del Santo. Dello stesso autore la grande tela della Madonna dell’Elemosina con Santi, datata 1726, che ci presenta una fedele riproduzione dell’abitato, il tutto racchiuso da una elegante cornice (Giuseppe Tamo arricchì di colori le antiche chiese di Biancavilla tra il 1722 ed il 1731, quando morì all’età di circa 44 anni). Nella cappella, antica statua di San Zenone.

 
 
 
 
 
 
 

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