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  Per arrivare :  da Catania si prende la ss. 417 Catania-Gela e si svolta allo svincolo per Palagonia.

 


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Palagonia – arancia rossa di Palagonia

A sud della piana di Catania, accarezzata dalle dolci acque del fiume Catalfàro, alle falde del monte Croce, circondata dal verde cupo degli agrumeti si erge la città di Palagonia.

Fu fondata da Ducezio, re dei siculi, col nome di Palìka, nel 453 a.C., attorno al tempio degli dei Palici, infatti, Palikè prende origine dal culto dei figli gemelli di Zeus e della ninfa Talia, figlia di Vulcano, il cui tempio oracolo, asilo degli schiavi fuggitivi, sorgeva in prossimità di due laghetti emananti esalazioni mefitiche, tuttora visibili, anche se in condizioni miserevoli, in contrada Naftia, in territorio di Mineo. Molti autori greci e latini riferiscono che l’acqua, un tempo molto attiva, aveva poteri miracolosi, poteva discernere il giusto dall’ingiusto e, tramite essa, i Palici punivano immediatamente chi giurasse il falso in quel luogo, con la morte o con la cecità. Inoltre il santuario dei Palici godeva il prestigio di una sorta di tempio della libertà, poiché era stato inviolato asilo degli schiavi oppressi, specialmente se caduti in mano di padroni inclementi.

Basilica di S. Giovanni

Basilica di S. Giovanni

L’esistenza del tempio è provata dal rinvenimento, in loco, di testine fittili d’uso votivo del V – VI secolo a. C., dai resti di decorazioni tipiche dei resti di un tempio arcaico e, soprattutto, dal ritrovamento di un cinturone in lamina di bronzo con descrizione dedicatoria datato, per la tipologia dei caratteri, IV secolo a.C. e il basamento del tempio.

Ducezio, nato a Nea (oggi Noto) nell’anno 488 a.C., fu il simbolo dell’indipendenza sicula contro l’oppressione dei colonizzatori esterni. Nel 459 riunì tutte le città dei Siculi in una lega che, sotto la sua guida, potesse contrastare l’espansione dei greci.

Quasi a sancire la sacralità della lega, fu scelto, come luogo per una nuova città che ne desse un’espressione tangibile, un sito molto caro alle popolazioni sicule: il terreno dell’altopiano a nord – est del preesistente santuario dei fratelli Palici, divinità della terra e dell’oltretomba, protettori dei raccolti.

Ducezio procedette a fondare o rifondare e fortificare alcuni punti strategici del suo territorio, dividendo la terra e creando una forza da combattimento veramente agguerrita.

La sua nuova colonia Palikè, oltre ad avere una buona posizione strategica, aveva il merito di mettere la sua azione sotto la protezione delle antiche divinità indigene che lo guidavano dal loro santuario, ubicato a brevissima distanza.

Dopo alterne vicende, nel 440 a.C. morì Ducezio e con lui si dileguò il sogno di unità e indipendenza dei Siculi. La greca Siracusa ne approfittò per liquidare ogni forma d’indipendenza delle città sicule: molte furono assoggettate, altre furono rase al suolo.  

Palikè, resa splendida da Ducezio, col tempo decadde dalla funzione sacro – sociale che aveva avuto fino allora. Nel 104 a.C. fu occupata e distrutta dal pretore romano Licinio Nerva. Altri danni gravissimi la città subì in seguito alla lotta condotta dai cristiani contro i templi pagani.

La città fu ricostruita, poco dopo, in una zona diversa e naturalmente più fortificata, col nome di Palìka – nea vale a dire nuova Palìka.

Quella che era stata la popolazione della colonia di Palikè, col passare degli anni si andò spargendo per il circostante territorio e formò dei piccoli nuclei urbani nei luoghi oggi denominati “contrada S. Giovanni”, “contrada Coste”, “contrada S. Damiano”.

Del primo nucleo esiste tutt’oggi, diroccato, un tempio di fattura bizantina.  

Eremo di S. Febronia

S. Agata - Eremo di S. Febronia

Le Coste sono una località di Palagonia, limitrofa al territorio di Militello e si racconta che gli abitanti di quest’ultima volessero avere la santa Febronia come patrona. Nacquero delle liti e alla fine si decise di porre la santa su un carro e farlo tirare da entrambi i lati da dei buoi; se il carro fosse stato trascinato verso Militello, qui sarebbero state portate le effigie e le reliquie della santa; nel caso contrario tutto sarebbe rimasto a Palagonia. I Militellesi si presentarono con due buoi forti e magnifici, i Palagonesi portarono invece due vacche e, come stabilito, li attaccarono tutti al carro. I buoi corsero dietro le vacche e, così, il carro fu trascinato da queste verso Palagonia, facendo sì che S. Febronia vi restasse e ne divenisse la patrona.  

Nell’agglomerato urbano delle “Coste” riscontriamo, anche se deturpati dal tempo, dall’incuria e dal vandalismo, numerosi affreschi, all’interno della chiesa – eremo di S. Febronia, oratorio scavato nella roccia., risalente al VI o VII secolo, in pratica al tempo del dominio bizantino ripristinato da Belisario (535) e che durò circa tre secoli. Ogni anno la santa patrona di Palagonia è condotta fino al vecchio eremo.

Nel 1073 Palagonia apparteneva al vescovo di Siracusa, concessagli con bolla di Urbano II.

Durante la guerra del Vespro (1282) apparteneva a Ruggero di Lauria dal quale fu ceduta agli Angioini. Nel 1301 fu concessa in feudo a Blasco Alagona. Nel 1392 passò a Ruggero Cruyllas mentre nel 1407 venne in mano a Girolamo Gravina, segretario del re Martino I.

Da allora rimase in possesso della dinastia Gravina, sino all’ultimo principe di Palagonia, Francesco Paolo Gravina, morto a Palermo il 15 aprile 1854.

Zona malarica fin oltre il terremoto del 1693, Palagonia conta, nel censo del 1713, 1886 anime, dimorate in piccoli casolari raggruppati attorno al palazzo baronale.

Con il convento di S. Antonio da Padova dei Minori Riformati, a settentrione del paese, la popolazione, allarga il perimetro cittadino, costruendo altri rifugi nel territorio circostante.

Di realizzazione anteriore al 1700 sono le chiese del Crocifisso, della Madonna delle Grazie e di S. Nicolò, oggi distrutta dall’incuria.

La fertilità del suolo, la forza e la bellezza della vegetazione, la salubrità dell’aria, l’aspetto imponente delle colline, danno a questi luoghi un fascino senza pari e realizzano il giusto equilibrio “clima – terreno” che consenta la produzione della pregiata arancia rossa di Palagonia dall’aroma fragolato.

Basilica di S. Giovanni

Manifestazioni

- 25 giugno - Festa di Santa Febronia. Il programma dei festeggiamenti comprende sfilate di gruppi folcloristi, concerti di musica leggera e classica, mostre d’arte e artigianali, gare ciclistiche, appassionanti corse di cavalli, sfilate dei carretti siciliani, esposizioni dei prodotti tipici gastronomici soprattutto a base di arance.       

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Si ringrazia il comune di Palagonia per le preziose informazioni forniteci. Si ringrazia inoltre la sig.ra Elia Salerno per le splendide immagini riportate in questo sito.
  

    

 

        

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