STORIA
Casale di fondazione araba, è citato come Scaggi in un documento normanno del 1071; appartenne a lungo al comune di Taormina.
La sua provenienza del suo nome è incerto, potrebbe derivare dall'arabo al-hagg, ossia il pellegrino.
Kaggi, odierna Gaggi, è il primo centro che incontriamo nella Valle
dell’Alcantara.
Il territorio di Gaggi fu, alle origini, parte integrante di Naxos sotto la dominazione dei Romani, la Valle rimase pressoché disabitata finché nel 902 d.C. fu conquistata dagli arabi (come attestano i ruderi del Borgo Antico di Cavallaro) col nome di “Kaliggi” (Torrentello).
Nel 1078 il Conte Ruggero D’Altavilla la riscattò, liberandola dal dominio arabo e donò il territorio di “Kagi Gkaggis” al Monastero di Savoca per costruire dei mulini ad acqua.
Nel 1116 “Kagi Gkaggis” assunse la denominazione di
Schaggi.
Del 1576 è la costruzione della piccola chiesa di San Sebastiano, sita ancor oggi sulla omonima piazza.
Nel censimento effettuato nel 1713 gli abitanti erano 286 mentre il centro urbano era composto da 101 case
Nel 1820 Kaggi si staccò da Taormina e raggiunse la sua autonomia giuridica, contando allora 390 abitanti circa.
COSA VEDERE
Nella frazione di Cavallaro.
si trova la Chiesa di S. Maria SS. Annunziata del XVII sec., la cui facciata, è incorniciata da belle lesene basate sul contrasto cromatico tra la pietra lavica e il marmo rosa di Taormina.
La parte alta del campanile, ad edicola aperta con timpani e trifogli sui quattro lati, è più classica, ma alleggerita dal cupolino a bulbo.
Parco Carol
Di fronte alla chiesa c’è il borgo antico, con il palazzo del Marchese di Schisò, il Magazzino ed il Carcere Vecchio, quest’ultimo nobilitato da una scenografica scala a tenaglia, il tutto risalente al XVI sec.
IL FIUME ALCANTARA
Il percorso del fiume ALCANTARA è relativamente breve ( circa 50 Km ) con regime perenne .
Nasce sui Nebrodi vicino Floresta con la confluenza di alcuni torrenti e scende in direzione sud per circa 16 Km, fino a incontrare a Randazzo i costoni lavici dell'Etna.
Da questi viene deviato verso est fino a raggiungere il Mar ionio, con un leggero arco che lambisce le propaggini dei Nebrodi e dei Peloritani .
La seconda metà del percorso fluviale si adagia sul letto lavico di una colata di età preistorica spintasi fin dentro il Mar ionio con il promontorio di Schiso.
In epoca preistorica, a seguito di violente eruzioni vulcaniche, il letto del fiume, che defluiva su sedimenti argillosi dai Monti Nebrodi, presso Floresta, fino alla costa ionica, fu invaso dal magma infuocato che, sprofondando nei tratti più argillosi, determinò quei colonnati basaltici e quelle sculture naturali che oggi possiamo ammirare.
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